Cerca nel blog

domenica 8 ottobre 2017

Laboratorio espressivo-sonoro



Sempre più complicate le relazioni oggi! Spesso ci ritroviamo a dire che comunicare è difficile. Qualcuno preferisce chiudersi nel proprio privato sempre più privato, finisce con il credere che non ci sia via d'uscita e si rassegna. Si rassegna ad una vita senza relazioni e pian piano si spegne dentro la speranza...
Quante volte ascoltiamo involontariamente conversazioni in cui è evidente che manca la fiducia negli altri...si cade in luoghi comuni sempre più diffusi...
Il laboratorio si prefigge di creare un luogo in cui vivere prima di tutto l'incontro con se stessi attraverso la musica, per iniziare un percorso di riconoscimento delle proprie emozioni ed arrivare a viverle come risorsa nel gruppo.

sabato 9 settembre 2017

LABORATORIO SONORO-MUSICALE PER RAGAZZI

Una caratteristica del mondo giovanile e adolescenziale è ascoltare musica. Chi si occupa di ragazzi a scuola, nelle associazioni, nello sport non può fare a meno di notare quanto la musica faccia  parte del loro mondo.
Molti studiosi stanno riflettendo sul senso della presenza continua della musica nel "quotidiano" dei ragazzi.
Si cerca di capire come, eventualmente, la musica possa diventare anche un percorso di crescita verso la costruzione della propria identità e di sviluppo delle capacità comunicative ed espressive con se stessi e con gli altri.
Il laboratorio, che inTErMEzzo propone, vuole aiutare i ragazzi a prendere coscienza della propria parte emotivo-affettiva più profonda, per riconoscersi sempre più come persone in crescita e capaci di entrare in relazione.

martedì 29 agosto 2017

Propedeutica musicale per bambine e bambini dai 4 agli 8 anni


L'idea di organizzare un'attività di propedeutica musicale dedicata alla fascia 4/8 anni poggia sulla convinzione che la musica è una componente fondamentale nello sviluppo della persona.
Potremmo dire che non c'è un bambino che non venga attratto dai suoni da qualunque fonte siano generati. 
Il bimbo appena nato riconosce la voce della mamma e, se durante i nove mesi che trascorre dentro la sua pancia si è imbattuto in filastrocche e ninne nanne, quasi certamente, una volta entrato nel mondo degli esseri umani, le riconosce e, magari, se ne sente rassicurato.
Tanti studi ci informano di una continuità tra vita prenatale e vita nenonatale in ambito sonoro-musicale.
Il bambino, quando nasce, porta con sé nove mesi di esperienza che può influenzare la sua vita presente e futura. Il periodo che va dal concepimento alla nascita viene, ormai, ritenuto da diversi studiosi  un periodo determinante per lo sviluppo fisico e psichico di ogni bambino. Proprio in questo periodo si creano le prime relazioni le cui implicazioni sono rilevanti e le conseguenze si avvertono a lungo termine.
Gli studi condotti dall'etologa e ricercatrice francese Marie Claire Busnel, dimostrano che durante la gestazione il bambino varia il proprio comportamento al variare della situazione. Infatti  il suo battito cardiaco cambia a seconda della voce che gli proviene dall’ esterno, per cui, se si tratta di quella della mamma, la preferisce ad altre e, addirittura, mostra variazioni a seconda se ella si rivolge a lui oppure ad altri. La voce materna assume le caratteristiche di uno strumento sonoro, che rappresenta la continuità dell’ esperienza musicale e ritmica del periodo precedente e, inoltre, favorisce il formarsi di una comunicazione preverbale tutta affidata al suono. 
Detto ciò, allora le attività propedeutiche alla musica vanno ad innestarsi in un processo di crescita in cui l'elemento sonoro-musicale preesiste al processo di apprendimento strutturato. La musica fa parte della vita del bambino da prima della sua venuta al mondo.
InTErMEzzo ha pensato ad un percorso in cui il corpo, la  voce, la manipolazione di semplici strumenti musicali e la creatività propria di ciascun bambino, interagendo, possano sviluppare quella capacità espressiva che sta alla base di un buon rapporto con se stessi e gli altri. La dimensione ludica sarà fondamentale nell'approccio che rispetterà l'identità unica di ciascuno. Non si pensa tanto a un percorso di scoperta di talenti quanto di scoperta della propria unicità che interagisce in armonia con quella degli altri. Imparare a stare insieme, scoprire che le regole aiutano a gustare meglio l'esperienza sonoro-musicale, che il caos iniziale che diventa armonia migliora i rapporti interpersonali, usare la propria voce per cantare, il proprio corpo per muoversi e danzare sono alcune delle cose che si faranno lungo il corso dell'anno.
Provare per credere!

martedì 22 agosto 2017

Musicoterapia ..... Cos'è? Esiste una definizione chiara? Funziona?

Queste sono domande che spesso ci sentiamo rivolgere quando diciamo di essere musicoterapisti.
Rispondere non è proprio semplice.
Proviamo a focalizzare la nostra attenzione per esempio sulla possibilità di spiegare cosa è musicoterapia dal nostro punto di vista, che naturalmente non pretende di essere l'unico legittimo.



Appare chiaro quasi subito quando si frequenta un corso di formazione in musicoterapia che non è per niente semplice dare una definizione unica e valida per tutti, che chiarisca fino in fondo cosa si intenda per musicoterapia. Ma proviamo a tuffarci nel groviglio di opinioni varie, cerchiamo di farci un’ idea che appaia sensata, almeno per noi.
Peraltro, il termine “musicoterapia” presta il fianco ad opinioni fortemente critiche. Effettivamente, oggi con troppa facilità e  non sempre con cognizione di causa si parla di musicoterapia, sia quando c’è di mezzo una persona con disabilità, che in qualche modo si accosta alla musica, sia quando c’è di mezzo un semplice e innocuo malessere! Il rischio di cadere nel banale o nel ridicolo si corre senz’altro se non si procede con cautela, dando la giusta collocazione alle esperienze in cui esiste un ruolo dell’elemento musica.
Ci sono al momento orientamenti teorici di riferimento vari e diversi sono anche i modelli operativi, per cui cambiano di volta in volta il senso del ruolo del terapeuta, il concetto di relazione tra terapeuta e paziente, la direzione che può prendere l’elemento sonoro/musicale a seconda del tipo di approccio terapeutico.
Se si guarda alla musicoterapia sotto il profilo descrittivo in un’ottica storica potremo definirla con Gaggero (Il problema del significato in musicoterapia, Cosmopolis, 2005) “un multiforme processo in cui essa stessa è stata concepita e messa in pratica in base a molte e differenti esigenze e concezioni.”
La musicoterapia nasce ed opera in un contesto culturale in cui convergono discipline tra loro diverse come la musicologia, l’antropologia, la filosofia, la psicologia, la psichiatria.
Ciò comporta, perciò, la possibilità per chi opera in ambito musicoterapico di scegliere un approccio piuttosto che un altro, a seconda della propria formazione d’origine.
In questo caso dare una definizione di cosa è Musicoterapia  significa tracciare dei confini ben precisi, cioè specificare quale aspetto o quale approccio si vuole considerare. Le varie definizioni che ci sono in materia sono sì descrizione obiettiva della  musicoterapia, ma anche espressione del pensiero di chi le formula. Dietro ogni definizione di questa o quella associazione, di questo o quel Paese, di questo o quello studioso ci sono particolari punti di vista, per cui grazie ad un’analisi attenta e rigorosa si possono rintracciare le differenze relative alle diverse forme di pensiero.


K. Bruscia mette in evidenza come la complessità delle componenti “musica” da una parte e “terapia” dall’altra non faciliti la formulazione di una definizione che sia realmente oggettiva, perché già quando si parla di musica e di terapia i punti di vista sono numerosi e variamente articolati. Nel concetto di musica così come lo ha elaborato Bruscia : «l’arte dell’organizzazione temporale dei suoni e delle sue componenti fisiche ed esperienziali, allo scopo di creare e interpretare forme espressive che rinforzino, elaborino, diano significato all’esperienza della vita umana» sono rintracciabili prospettive che fanno capo a discipline diverse quali la fisica, l’antropologia, la sociologia, la psicologia, la filosofia. Di conseguenza il musicoterapista, nello svolgere la sua professione, deve tener conto delle varie prospettive disciplinari, ma deve in qualche modo andare oltre secondo un’ottica gestaltica, grazie alla connotazione multidisciplinare, interdisciplinare e transdisciplinare della metodologia musicoterapica.
In realtà, resta fondamentale la sua posizione nei confronti della musica, ma la definizione e l’utilizzo di quest’ultima all’interno della pratica musicoterapica avrà nell’elemento terapia l’indicatore base per la definizione di musica all’interno della pratica musicoterapica. Facciamo attenzione ad alcuni fattori evidenziati da K. Bruscia che possono influenzare il rapporto del musicoterapista con la musica: "le priorità della terapia, l'importanza di accettare i tentativi musicali del paziente senza dare giudizi, le applicazioni multisensoriali della musica, i rapporti tra la musica e le altre arti" (K. Bruscia Definire la musicoterapia  Ismez, 1993)Questo punto di vista mette in evidenza che l’elemento musicale nel contesto musicoterapico rimanda ad un concetto molto ampio. Il termine musica indica, in questo caso, “il linguaggio sonoro, ritmico e verbale, il movimento, l’uso del corpo, l’uso di melodie vocali e strumentali e qualsiasi tipo di suono, vibrazione ed energia relazionale esenti all’interno dello spazio adibito per fare musicoterapia (Benenzon, Casiglio, D'Ulisse in Musicoterapia e professione tra teoria e pratica, il Minotauro, 2005)
Per Bruscia anche il concetto di terapia si presta a varie considerazioni, perché non è semplice separarlo da altri aspetti comunemente ritenuti terapeutici quali l’educazione, lo sviluppo, la crescita, la cura e quant’altro sia possibile pensare in questa direzione. La parola terapia richiama il concetto di cura, assistenza, trattamento, tutti elementi sicuramente possibili in un contesto terapeutico, ma anche molto legati ad alcuni aspetti specifici della terapia: il paziente, il terapista, gli obiettivi e il processo
Chi è il paziente? Generalmente si tratta di una persona cha ha bisogno di aiuto perché è malata, la qual cosa comporta spesso nella nostra società, un’etichettatura sgradevole. Molte volte i professionisti della salute provano ad eliminare questa specie di marchio utilizzando nuovi termini per le persone che hanno bisogno di cure. Così si sente parlare di “clienti”, di “persone che cercano aiuto”, di “studenti”, di “ospiti”. Ma ciò che conta, al di là dei termini, è chiedersi con onestà : « Di cosa hanno realmente bisogno queste persone che chiedono aiuto? Qual è il loro stato di salute? »
La figura del terapista o terapeuta svolge un ruolo delicato all’ interno della pratica musicoterapica. Sono tante le domande che sorgono spontanee riguardo alla sua funzione, perché è legittimo pensare che essendo la musica un agente particolarmente attivo nel processo terapeutico possa essa stessa rivestire in alcuni casi il ruolo proprio del terapeuta. Ciò comporterebbe che il paziente entri in rapporto direttamente con la musica a prescindere dalla presenza del musicoterapista. Allora la musica diventa l’unico agente attivo in grado di offrire il rimedio curativo. Se, invece, il musicoterapista utilizza la musica alla stregua di altri strumenti utili al processo terapeutico le cose cambiano nel senso che è lui l’agente attivo nel processo musicoterapico. Altro elemento non trascurabile è la relazione che il musicoterapista riesce a stabilire col paziente: entrano in gioco, così, la sua competenza, la sua professionalità e la sua abilità.
Proprio per il fatto che la musicoterapia si rivolge ad una grande varietà di persone con problematiche relative a settori ampi e diversi, può avere obiettivi molteplici. Si può perciò parlare di scopi educativi, riabilitativi e terapeutici.
Dalla varietà di obiettivi di cui sopra deriva anche un’ampia varietà descrittiva del processo musicoterapico. Bruscia propone all’attenzione di tutti la parte iniziale di tante definizioni che si riferiscono all’ uso della musica o alla sua applicazione. Ne citiamo alcune:
“funzionale” (Alley 1979)
“controllata” (Alvin 1975, Bang 1986, Munro & Mount 1978)
“propositiva” (Responsabili della musicoterapia della Pennsylvania Sudorientale)
“prescritta” (Peters 1987)
“pianificata” (AMTA1984, Istituto Sudafricano 1984, Bright 1981)
“sistematica” (NAMT 1980)
“integrata” (Schmolz 1984)
Da alcuni la musicoterapia viene descritta come un “processo” creativo, interpersonale, finalizzato. C’è chi si sforza di quantificare il contributo della musica o del terapeuta al processo stesso. Benenzon vede il suono, la musica e il movimento causa di stati regressivanti, che sono all’origine dell’apertura di nuovi canali di comunicazione.
Boxill considera la musica agente di cambiamento, funzionale alla relazione terapeutica, alla crescita e allo sviluppo della persona.
Bruscia parla di processo interpersonale in cui le esperienze musicali e le relazioni che ne scaturiscono si trasformano in forze dinamiche funzionali al cambiamento.
Potremmo elencare tante altre opinioni relative al processo musicoterapico. La cosa più evidente che emerge è che c’è molta differenza tra le une e le altre, si tratta di una differenza determinata dalle teorie cui fanno capo i vari terapeuti, le più diffuse delle quali sono quelle comportamentali, educative, psicoanalitiche, umanistico-esistenziali e olistiche. Partendo, quindi, da queste prospettive teoretiche si può pensare ad una definizione di musicoterapia che tenga conto di alcuni fattori importanti quali:
  • lo stato di salute o i bisogni dei destinatari del trattamento
  • i ruoli e le funzioni sia della musica sia del terapista
  • le qualifiche e le responsabilità del terapista
  • la natura dei rapporti tra paziente, musica e terapista
  • gli scopi della terapia
  • una descrizione del processo terapeutico che definisca l’intervento e il cambiamento
 



Ecco qui di seguito alcune definizioni di musicoterapia e ambiti di applicazione



Alley: “La musicoterapia nelle scuole è l’uso funzionale della musica per accompagnare i progressi specifici dell’alunno in ambito accademico, sociale, motorio o linguistico. La musicoterapia per bambini speciali si occupa dei comportamenti inappropriati o delle disabilità e delle funzioni come servizio collegato, di supporto, che aiuta i bambini handicappati a trarre beneficio dall’educazione speciale.”
Alvin: “La musicoterapia è l’uso controllato della musica nel trattamento, nella riabilitazione, nell’educazione e nella preparazione di bambini e adulti che soffrono di disturbi fisici, mentali o emotivi”.
Benenzon:  “Da un punto di vista scientifico, la musicoterapia è un ramo della scienza che tratta lo studio e la ricerca del complesso suono-uomo, sia il suono musicale o no, per scoprire gli elementi diagnostici e i metodi terapeutici ad esso inerenti. Da un punto di vista terapeutico, la musicoterapia è una disciplina paramedica che usa il suono, la musica e il movimento per produrre effetti regressivi e per aprire canali di comunicazione che ci mettano in grado di iniziare il processo di preparazione e di recupero del paziente per la società”.
Bruscia:  “La musicoterapia è un processo interpersonale in cui il terapeuta usa la musica e tutti i suoi aspetti (fisici, emotivi, mentali, sociali, estetici e spirituali) per aiutare i pazienti a migliorare, recuperare o mantenere la salute. In alcuni casi i bisogni del paziente sono indagati direttamente attraverso gli elementi della musica; in altri essi sono sviluppati attraverso i rapporti interpersonali che si sviluppano tra paziente e terapeuta o gruppo. La musica usata in terapia può essere direttamente creata dal terapeuta o dal paziente o può trarre spunto dai vari stili e periodi della letteratura esistente”.
Kenny:  “La musicoterapia è un processo e una forma che combina gli aspetti curativi della musica con le questioni inerenti le necessità umane per il bene dell’individuo e quindi della società. Il musicoterapeuta serve da persona e guida, che fornisce esperienze musicali che conducono il cliente verso  la salute e il benessere”.
Peters:  La musicoterapia è “l’uso prescritto, strutturato della musica o delle attività musicali sotto la direzione di personale opportunamente preparato (ad es. musicoterapeuti) per indurre cambiamenti in situazioni o in modelli di comportamenti maladattivi, aiutando quindi i clienti a raggiungere gli scopi terapeutici”.
Priestley:  “La Musicoterapia Analitica è l’uso simbolico della musica improvvisata dal musicoterapeuta e dal cliente per esplorare la vita interiore del cliente ed offrire una spinta alla crescita”.
Associazione Australiana per la Musicoterapia: “La musicoterapia è l’uso pianificato della musica al fine di ottenere risultati terapeutici con bambini ed adulti che hanno speciali esigenze a causa di problemi emotivi, sociali, fisici o intellettuali”.
NAMT : “ La musicoterapia è l’uso specialistico della musica a servizio di persone con bisogni nel campo della salute mentale, fisica, di abilitazione, riabilitazione, educazione speciale. Il fine è quello di aiutare gli individui ad ottenere e mantenere il loro massimo livello di funzionalità”.

Ogni definizione rimanda a orientamenti teorico-metodologici diversi in cui sono generalmente presenti i vari aspetti che caratterizzano l’esperienza sonora, con differenze più o meno significative rispetto al peso delle componenti sonoro-musicali e relazionali, al trattamento e alla sua valutazione.
Una definizione, frutto di condivisione di punti di vista ragionati, è quella che la Comunità Internazionale ha dato in occasione dell’VIII Congresso Mondiale di Amburgo nel 1996, sotto il patrocinio della World Federation of Music Therapy:

“La Musicoterapia è l’uso della  musica e/o dei suoi elementi (suono, ritmo, melodia e armonia) per opera di un musicoterapista qualificato, in rapporto individuale o di gruppo, all’interno di un processo definito per facilitare e promuovere la comunicazione, le relazioni, l’apprendimento, la mobilizzazione, l’espressione, l’organizzazione ed altri obiettivi terapeutici degni di rilievo nella prospettiva di assolvere i bisogni fisici, emotivi, mentali, sociali e cognitivi.
La Musicoterapia si pone come scopo di sviluppare potenziali e/o riabilitare funzioni dell’individuo in modo che egli possa ottenere una migliore integrazione sul piano intrapersonale e/o interpersonale e, conseguentemente, una migliore qualità della vita attraverso la prevenzione, la riabilitazione o la terapia”.

Sempre facendo riferimento alla molteplicità di orientamenti teorico-metodologici è interessante conoscere la posizione a livello mondiale in proposito.
Il IX Congresso Mondiale di Musicoterapia, svoltosi a Washington, ha riconosciuto legittima cittadinanza a cinque modelli internazionali, all’interno dei quali si distinguono delle macro categorie a seconda del tipo di comunicazione usato (verbale/non verbale), degli approcci privilegiati (direttivo/non direttivo), della metodologia (attiva/recettiva):
  • Musicoterapia di Immaginazione Guidata e Musica (GIM appr. recettivo)
  • Musicoterapia Comportamentista (MTBe appr. recettivo)
  • Musicoterapia Creativa (MTNR appr. attivo)
  • Musicoterapia Analitica (MTA appr. attivo)
  • Musicoterapia Benenzon (MTB appr. attivo)

Attualmente gli ambiti in cui viene maggiormente utilizzata la musicoterapia sono quello terapeutico, quello formativo/preventivo e quello riabilitativo.
In ambito terapeutico essa può avere come destinatari pazienti con Disturbi generalizzati dello sviluppo, Disturbo da deficit di attenzione e iperattività, Disturbi correlati all’uso di sostanze, Disturbi psicotici, Disturbi dell’umore, Disturbi d’ansia.
Come intervento riabilitativo può essere efficacemente utilizzata per il trattamento di Disturbi della comunicazione, Disabilità motorie con danno cerebrale, Ritardo mentale e demenze, Stati comatosi, Stati oncologici e terminali
Destinatari dell’ambito formativo/preventivo possono essere Donne in stato di gravidanza, Bambini in primissima infanzia, Bambini che frequentano i primi anni di scuola, Genitori e Insegnanti. 



Tornando alle domande iniziali si potrebbe rispondere che, data la complessità evidente, circa la possibilità di circoscrivere la disciplina musicoterapica facendo ricorso a categorie che siano scientificamente condivisibili da tutti gli addetti ai lavori, si potrebbe ragionevolmente optare per una visione pluridimensionale. Quindi, per meglio entrare nell’ottica musicoterapica potremmo ricorrere ad un’operazione di cucitura/integrazione tra i vari impianti teorici maggiormente accreditati.
Se per un momento riandiamo alla distinzione che Bruscia fa tra “musica IN terapia” e musica COME terapia” e, all’interno della seconda categoria, a quella tra la possibilità di utilizzare la Musica come strumento terapeutico di per sé e quella di vedere nella musica un facilitatore della relazione è chiaro come il mondo della Musicoterapia abbia volti svariati con tratti di affinità ed elementi di notevole differenza!
A tal proposito è interessante, perché suscita sicuramente reazioni di vario segno, un articolo pubblicato nella rivista Musica εt Terapia di G. Gaggero già citato. Qui l’autore sottolinea gli elementi di comunanza tra le varie “musicoterapie”, elementi che legge come punto di partenza nella sua analisi. La considerazione che fa, peraltro largamente condivisibile, è che “quando si parla di musicoterapia, ci si riferisce ad una qualche forma di impiego dell’elemento sonoro-musicale volto a favorire lo sviluppo e il benessere degli esseri umani attraverso le molte forme d’intervento in cui ciò è possibile”.
Le forme a cui si riferisce sono quelle ben note della terapia, riabilitazione, educazione insieme a tutte quelle che complessivamente rientrano nelle modalità proprie delle cosiddette “relazioni d’aiuto”.
Gaggero pone l’accento  sull’aspetto relazionale del processo musicoterapico, nel corso del quale alle esperienze di natura musicale quali esecuzioni, improvvisazioni e ascolti seguono reazioni fisiche, emotive, affettive, cognitive e comportamentali. In riferimento agli eventi che si sviluppano nel corso di tale processo evidenzia che la loro identificazione, interpretazione e comprensione sono necessariamente da ricondurre ad “un nucleo di contenuti concettuali che conservi almeno un certo grado di stabilità"
Proseguendo in questa direzione Gaggero chiarisce cosa, secondo lui, qualifica una relazione professionale e cioè la coscienza che il musicoterapista/professionista ha degli elementi “strutturali”, cioè dei fattori psicologici e culturali che danno senso al processo terapeutico.
Continuando la sua analisi, mette in evidenza sia il limite dei modelli di musicoterapia che rispondono ad una concezione psicologica, perché in questo caso il significato del processo terapeutico andrebbe ricercato in una disciplina interpretativa esterna alla musicoterapia stessa, sia il limite della concezione che riconosce nella musicoterapia una disciplina autonoma. Alla luce di queste conclusioni elabora, perciò, una terza  possibilità che affonda il suo essere in pensieri di matrice filosofica, quali il concetto di circolo ermeneutico, elaborato da Gadamer a partire da Heidegger, “la cui importanza in ambito clinico è stata illustrata dalla letteratura prodotta dalla psichiatria e psicopatologia ad orientamento fenomenologico ed antropoanalitico”.
La posizione di G. Gaggero ci fa capire come possano nascere intorno ad una “questione” pareri, sicuramente frutto di studio accurato, ma anche esemplificativi di quanto sia difficile dare una collocazione precisa dal punto di vista teorico ad una disciplina come la Musicoterapia, che aspira al riconoscimento del suo valore scientifico.
Allo stato odierno sicuramente ci sono orientamenti e modelli operativi molto diversi tra loro, che spesso dipendono dalla formazione del singolo operatore. Certamente, non c'è un essere umano uguale ad un altro. Chi opera nel settore delicato della salute a livello preventivo e riabilitativo-terapeutico deve attenersi a criteri di base validi per tutti, ma non può non tener conto del modo personale che ogni paziente ha nel rispondere al percorso che viene predisposto per lui. Una cosa che la musicoterapia può offrire come contributo all'ambito clinico è la sua capacità di capire la persona nel suo relazionarsi al "far musica".
Spesso i pazienti più restii alla terapie che si fondano su un linguaggio verbale, all'interno di un setting musicoterapico, possono rivelarci aspetti importanti del proprio vissuto emotivo che si riflette nel comportamento.
Facciamo un esempio: quando un paziente si avvicina agli strumenti organizzati in setting dal musicoterapista già rivela il livello di sviluppo psichico, sensoriale e sociale che non necessariamente emergerebbe da test psicologici e/o neurologici.

Per un'ulteriore esemplificazione citiamo per esteso una parte di un paragrafo del libro "Il potere di Euterpe" di Dorothea Oberegelsbacher - Giovanna Rezzadore, molto significativa.
Si può ricordare l'esempio di una paziente psicosomatica adulta, soggetta a trattamenti multidisciplinari durante un soggiorno in un reparto clinico-psicoterapico. Con i suoi sintomi di panico era venuta per "farsi curare" e, dal suo modo di comportarsi, lo staff della clinica non notava nessuna capacità di autoscolto, di introspezione e di disponibilità ad indagare sulle possibili cause del suo malessere. Chiacchierava senza pausa in un modo molto infantile, commentando immediatamente tutto ciò che le passava davanti. In più cercava di distrarre anche gli altri pazienti e non le legava nelle dinamiche di gruppo ...........Un caso senza speranza?
Ma il primo incontro di musicoterapia di gruppo presentò invece un momento positivo.
La paziente afferrava il rain-maker, detto anche "palo della pioggia", lo metteva vicino al suo orecchio ed ascoltava i sassolini.....Scuotendolo entusiasta diceba: "Quanto costa? Dove posso trovarlo?........Sento qualcosa dentro, saranno diamanti!"
Il valore diagnostico di questa osservazione consisteva nella scoperta che la paziente, nella sua espressione di possesso, segnalava un forte bisogno di inglobare, e dicendo che erano diamanti invece di sassolini o chiodi, aveva anche un'aspettativa positiva, quasi magica sulla vita interiore di questo strumento......
Nel corso delle settimane questa donna cominciò veramente a diventare come il "palo della pioggia" smuovendo e ascoltando del materiale intimo all'interno di sé. ...... cominciava inaspettatamente a sperimentare il fascino della propria biografia, dei propri desideri e delusioni. Scopriva la propria vita interiore e sviluppava le prime capacità introspettive che le permettevano, forse per la prima volta, di collegare la necessità di produrre attacchi di panico a fattori relazionali"
Questo è il potere della musica che può diventare musicoterapia nel luogo giusto con le persone giuste.